Il FAI – Fondo Ambiente Italiano e la mostra “Tiziano e la nascita del paesaggio moderno” | |
Nei paesaggi che Tiziano porta alla luce nelle opere esposte alla mostra
di Palazzo Reale sembra di cogliere sempre una valore di armonia o di
naturale di equilibrio tra boschi, campi coltivati, orti, mura e
costruzioni. L’ambiente che ne emerge appare infatti come ispirato a
proporzioni generali che quasi istintivamente regolano il rapporto tra
l’uomo, le sue attività vitali e la natura che lo circonda.
Un simile equilibrio si ritrova ancora adesso nel raro esempio di Villa
dei Vescovi in provincia di Padova, bene del FAI aperto al pubblico e
modello di affiatata intesa tra contesto naturale, architettura e
pittura.
Ai giorni nostri però l’armonia cinquecentesca sembra essere
irrimediabilmente perduta. Come ci spiega Pier Paolo Pasolini, mentre
guida il nostro occhio lungo il profilo di Orte nel filmato che il FAI
ha voluto esporre alla mostra, l’uomo ha perso l’antica capacità di
costruire seguendo le forme e i disegni della natura ed è sufficiente un
corpo sgraziato e rozzamente estraneo al quadro per spezzare un
equilibrio secolare.
Oggi purtroppo i dati delle ricerche in Italia non possono che
tristemente confermare le preoccupazioni che Pasolini esprimeva nel
1973: si parla infatti di 75 ettari di cementificazione al giorno,
dell’impossibilità di trovare sull’intero suolo nazionale un’area di 10
km priva di un nucleo urbano, di ripetuti condoni che rincuorano i
beneficiari dell’abusivismo edilizio.
Un argine a questa tragica situazione, un tentativo di riallacciare
quel dialogo con la natura che tanta bellezza donò ai quadri di Tiziano,
è certamente nella regolamentazione dei piani paesistici di nuova
generazione, è nel sostegno e non nell’affossamento delle
sovrintendenze, è anche nell’operato delle associazioni ambientaliste,
tra cui appunto il FAI – Fondo Ambiente Italiano, che da anni si battono
per la salvaguardia del territorio.
Ma la vera soluzione, la più autentica ed efficace, è quella che
quotidianamente possiamo professare noi stessi, in quanto parte attiva
del paesaggio italiano. Tutti noi possiamo infatti contribuire
all’arresto di questa convulsa devastazione e tutti noi possiamo ogni
giorno decidere di agire con consapevolezza, denunciando gli illeciti e
nello stesso tempo impegnandoci in una incessante lotta individuale,
sapendo a volte sollevare lo sguardo al di là delle esigenze personali e
dei benefici privati. Fine ultimo di questa comune battaglia altro non è
che la riappropriazione di quell’armonia paesistica che merita di far
parte di un inestimabile patrimonio da lasciare ai nostri figli.
Nel patrocinare una mostra dedicata alla scoperta del contesto naturale
in pittura, il FAI dunque non può che augurarsi che i paesaggi dipinti
del nostro passato, con i loro equilibri di forme e di colori,
proiettino un po’ della loro luce vitale sulle ombre che ottenebrano i
paesaggi reali del nostro tempo.
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