giovedì 1 dicembre 2011

Arte, architettura, cultura: la nuova condizione per sostenere le aziende italiane

Dal blog www.lastampa.it/culturanatura
In un momento in cui tutte le risorse e gli investimenti culturali del Paese sono azzerati dalla pubblica amministrazione, alcuni imprenditori puntano a valorizzare l'azienda attivando contesti di conoscenza, culturali ed artistici nei confronti del loro personale. E' l'esperienza raccontata nell'intervista da Andrea Desirò, amministratore delegato del Gruppo Zincol Italia.
FORTUNATO D'AMICO
 

Il rapporto  tra architettura e luoghi di lavoro, evidenziato nel primo periodo della rivoluzione industriale dai molti scrittori dell'epoca e dalle proposte degli  architetti che operavano nell'ottocento agli albori delle prime industrie, ha registrato, nei  decenni successivi, un evidente caduta di interesse. Uno scollamento del tema  perduto nei meandri di un inutile dibattito estetico sulla modernità e sulla postmodernità che,  come poi si è potuto verificare nel successivo resoconto storico, era poco adatto  a risolvere da solo un'equazione così importante.
Solo in tempi recenti  si è ritornati, per volontà di qualche associazione di architetti, di professionisti  e committenti sensibili, al tema della qualità della vita lavorativa.
 E' cresciuta la sensibilità per tutti gli argomenti legati al  benessere degli spazi dedicati al  lavoro, del rispetto dell'ambiente e  del corretto inserimento nel paesaggio delle costruzioni a destinazione industriale.
A rimettere in discussione il problema  è stata, nell’Italia di qualche decennio or sono
l' Olivetti di Ivrea,  quella di Adriano Olivetti. Azienda che ha rappresentato, nel dopo guerra,  un valido modello di industria impegnata a migliorare i rapporti della comunità sociale  dentro e fuori la fabbrica, anche attraverso la costruzione dei processi architettonici, urbanistici e culturali.
In anni più recenti la moda del design e il fenomeno delle archistar hanno rilanciato il tema, a volte in modo  glamour  e per certi aspetti poco incisivo, mancando alle  vere finalità dell'architettura e della cultura in generale.
Migliorare lo stato di fatto del rapporto  tra architettura e luoghi di lavoro, che si presenta con punti di vista molteplici e altrettanti livelli di interpretazione, è possibile solo se il dialogo tra le committenze di architettura e i professionisti  del progetto si propone di affrontare il tema delle responsabilità sociale ed ambientale ed individui nel lavoro un'opportunità di crescita  non solo economica ma anche culturale.
Per iniziare  a parlare di questo tema attraverso una  serie di interventi che saranno pubblicati in questa rubrica, siamo partiti dal nord-est del nostro  Paese,  intervistando Andrea Desirò, amministratore delegato del Gruppo Zincol Italia, azienda  di recente impegnata nella  realizzazione  del nuovo quartier generale  di  Barbarano Vicentino, dove ha sede lo stabilimento principale.

FDA: Per  il progetto della nuova sede vi siete posti l problema dell'architettura. Come è iniziata quest'avventura all'interno dell'azienda ?

AD: Siamo partiti  dall’ inquadrare in linea generale  i problemi di ordine logistico che la struttura del nuovo edificio avrebbe dovuto assolvere. Poi ci siamo interrogati sulle possibilità di comunicare attraverso l'architettura degli spazi interni ed esterni la nostra condizione di rispetto dell'ambiente e dei rapporti con le persone.

FD: A chi vi siete rivolti per lo studio del progetto?
AD: La struttura architettonica è stata affidata  allo Studio Habitat,  mentre per il progetto degli spazi interni e per l'allestimento  abbiamo incaricato gli architetti Laura Russo e Anna Pavesi.  Ad entrambi abbiamo chiesto di visualizzare nello spazio il concetto di sostenibilità applicato al nostro prodotto.

FD:Che cosa intende con il termine "sostenibilità"?
AD: Abbiamo cercato di comunicare ai clienti e ai prescrittori il nostro rispetto della  politica ambientale potratta nel tempo.
Ci occupiamo di protezione dell'acciaio attraverso la zincatura ed utilizziamo la materia prima, lo zinco, che è  un prodotto naturale estratto dalle miniere, lavorato e applicato all’acciaio, che a sua volta è un elemento naturale. La  protezione permette all’acciaio di non deteriorarsi nel tempo come sarebbe invece la sua caratteristica naturale, cioè arrugginire. La nostra lavorazione  non rilascia nulla nell’ambiente perche il 90%viene recuperato, rigenerato e riutilizzato nel nostro ciclo di lavorazione e gli stessi manufatti
Prodotti per  il sistema delle costruzioni sono  destinati  a durare nel tempo e alla  fine
del  ciclo di vita riutilizzabili  in  altre forme.

FD: Quindi, essendo voi fornitori di elementi  per l'architettura sostenibile, avete trovato facile il dialogo con gli architetti?
AD: Si è lavorato  insieme per soddisfare le reciproche aspettative, discutendo con loro tutti i punti di vista  del  progetto, le soluzioni architettoniche  e in dettaglio  la sistemazione
degli spazi interni. Abbiamo  trasferito loro,  con lo stesso impegno dato quotidianamente  ai progettisti con cui ci interfacciamo per la promozione dei nostri  prodotti, le conoscenze necessarie per  lavorare  mettendo in risalto le strutture costruite con l’acciaio e  contemporaneamente rispettare l’ambiente.

FD: La nuova sede come si rapporta  all’ambiente esterno?
AD: Abbiamo cercato di contenere l' impatto industriale valorizzando l’aspetto della carpenteria zincata nelle strutture esterne  e sulle pareti.  Questo non solo per questioni estetiche ma soprattutto  per sottolineare la durabilità  di questo organismo costruttivo, anche tra 50 anni.  L’utilizzo di un materiale adatto che impedisce agli agenti esterni di aggredire la costruzione, mette in risalto la  sua durabilità nel tempo. Gli altri materiali utilizzati per costruire l'edificio industriale sono moderni e trasparenti   e si integrano perfettamente  nella vasta zona di verde agricolo dell’ambiente circostante, mitigandone  l’impatto  e valorizzando il costruito.

FD: Il progetto ha studiato le condizioni ideali per favorire il benessere dei lavoratori all'interno del luogo di lavoro?
AD: Certamente. Proprio perche proveniamo da una struttura in cui siamo cresciuti molto negli  ultimi anni, trovandoci spesso soffocati dalla mancanza di spazio, abbiamo voluto dare risalto alle  superfici in modo da utilizzarle  al meglio.
Sono più le ore che passiamo nei luoghi di  lavoro  rispetto a quelle trascorse in  casa, per questo è importante viverle in un ambiente  che sia confortevole e stimolante.
Spazi destinati alle attività lavorative ma che devono incoraggiare  la voglia di condividere insieme  gli obiettivi e le cose da fare.
Noi teniamo particolarmente al team di lavoro, facciamo molte cose insieme, eventi formativi e momenti di confronto utili per scambiare idee.
FD: Avete offerto al vostro personale anche la possibilità fruire spazi per il  tempo libero in azienda?
AD: I nostri architetti  hanno realizzato  una palestra interna ad uso dei dipendenti ma anche degli ospiti,  allo scopo di promuovere  attività distensive e salutari  per tutti gli utenti. Vogliamo creare  momenti  di svago e relax  da condividere  in contesti diversi da quelli esclusivamente operativi.

FD: C'è anche uno spazio per le attività culturali?
AD: Laura Russo e Anna Pavesi  ci hanno offerto l'opportunità di inserire opere d' arte contemporanea nell’ambito dei percorsi interni, nelle aree  di attesa  e di relax,  dentro gli uffici.
Opere di diversi artisti tra cui quelle di Nino Mustica e Nane Zavagno, sono entrate in azienda e  in breve tempo abbiamo acquisito  una discreta collezione di pezzi d'arte.
Questa iniziativa è stata particolarmente  apprezzata  dai dipendenti . Dopo la nostra iniziale incertezza siamo oggi davvero soddisfatti delle scelte fatte e della strada intrapresa.  Non pensavamo che ospiti e collaboratori  avrebbero avuto così tanto  piacere ad ammirare quadri e sculture, così come  hanno dimostrato grande soddisfazione  per  la struttura nel suo complesso.

FD: Perché  prima diceva che questa dell'arte è stata un'opportunità?
AD: L'ho  chiamata opportunità  perché,  come dicevo, ho notato questa curiosità del bello da parte dei dipendenti ma poca conoscenza e approfondimento. Quindi penso sia interessante creare in futuro dei momenti di scambio all’interno dell’azienda in cui anche gli autori possano spiegare la natura del loro lavoro e le dinamiche che conducono alla realizzazione di un prodotto artistico, favorendo magari intervalli culturali all’interno dei corsi di formazione.