L'assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Torino,
Maurizio Braccialarghe, intervistato da Fortunato D'Amico |
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FORTUNATO D'AMICO |
FD: Quale strategia ha deciso di adottare il Comune di Torino per la promozione della cultura?
MB: La strategia generale del Comune è impegnata, in
questo momento in cui ci sono problemi di carattere economico
nell’intero Paese, a salvaguardare le aree di eccellenza che la cultura
torinese è riuscita a consolidare in questi ultimi venti anni. È
indubbio il valore del nostro sistema culturale, ed è altresì importante
che tenga gli standard qualitativi e produttivi di elevato livello. E’
necessario che Torino scelga, dal punto di vista culturale, delle strade
che consentano ai torinesi, ed al flusso turistico nazionale e
internazionale, nuove occasioni per venire nella nostra bella città.
Diciamo quindi che in programma abbiamo tante idee, alcune difficoltà di
carattere economico, ma molta volontà di tenere alte le nostre
bandiere.
FD: Quali sono le aree di eccellenza culturale della città e quali le iniziative che Lei ritiene più interessanti ?
MB: Innanzitutto quando parliamo del sistema culturale
torinese ci riferiamo ad un apparato molto diffuso e complesso. C’è il
mondo dell’arte con le strutture museali, in parte di proprietà civica,
regionale, statale, universitaria, o di altri enti. Abbiamo un sistema
teatrale forte, un apparato musicale di assoluto valore; basta pensare
che a Torino solo dal punto di vista della cosiddetta musica colta
possiamo annoverare, oltre a Teatro Regio specializzato in particolare
in lirica, anche l’orchestra sinfonica della RAI, l’Unione Musicale,
l’Orchestra Filarmonica, l’Accademia Corale Stefano Tempia, la stagione
del Lingotto Musica. Questo per fare un esempio di come sia ormai
tessuta la struttura dentro quest’area culturale. Abbiamo poi
l’eccellenza del cinema: il Museo del Cinema, la Film Commission, i
nostri festival cinematografici, tutti di assoluto valore. A questo
proposito basterebbe ricordare che il direttore del Museo del Cinema di
Torino, Alberto Barbera, è il nuovo direttore della Mostra del
Cinematografica della Biennale di Venezia
La città offre un sistema culturale ampio formato da enti e
associazioni. Pensiamo al patrimonio enorme del Museo della Resistenza,
all’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, al Centro studi
Piero Gobetti, alla Fondazione Antonio Gramsci, al Centro Studi Primo
Levi, all’Istituto Gaetano Salvemini.
Grandi iniziative ed eventi caratterizzato Torino durante tutto l’anno
come il Salone Internazionale del Libro, Terra Madre Salone
Internazionae del Gusto, la Biennale Democrazia, Torino Spiritualità.
Nel mese di novembre la città diventa la capitale italiana, e forse
europea, dell’arte contemporanea con Artissima, e le altre iniziative
che anno dopo anno si stanno sviluppando attorno a quella principale,
come Luci d’Artista e Paratissima. Nel 2011 abbiamo iniziato la
collaborazione con RCS per realizzazione della mostra MEET DESIGN.
Stiamo entrando in un sistema di rete insieme a Milano , Genova, Lione,
nel tentativo di crescere, seppure dentro le difficoltà economiche,
nella logica di una Torino internazionale.
FD: E’ nella logica di questo sistema di rete che è stato siglato il protocollo MITO ?
MB: Tutto nasce da un’importante considerazione:
collaborare è diventato un elemento di assoluta necessità, perche ogni
città è piccola rispetto alla competizione che abbiamo davanti ed è
necessario competere in un sistema più allargato. Dobbiamo riuscire a
non immaginare che dietro questi accordi e programmi qualcuno perda la
propria identità, ma all’opposto mantenga la specificità delle singole
iniziative per metterle in un sistema con l’obiettivo di renderle più
forti. Settembre Musica per anni è stato l’incubatore di quello che poi è
diventato MITO. Era un bellissimo festival ma legato esclusivamente a
Torino, con un riflesso in termini di traino, capacità, coinvolgimento e
attrazione di gruppi internazionali, limitato ad un’economia che è
inevitabilmente della singola città. Non a caso MITO mette in relazione
due capoluoghi importanti come Milano e Torino. Questo non ha tolto
nulla in termini di qualità al programma torinese, ma ha dato la
possibilità di trattare, da una posizione di maggior successo, sia in
termini di comunicazioni che di capacità, i costi con la grande agenzia
di spettacolo per portare il musicista. Un conto è presentarsi da soli,
un conto è presentarsi insieme. MITO è qualcosa di molto complesso
perche c’è un cartellone principale costruito con grande equilibrio, dal
punto di vista della qualità e delle opportunità diverse, tra Milano e
Torino. Occasioni d’incontro che ogni città vive autonomamente, ma
sempre coordinandosi alla macchina organizzativa e artistica che gli
consente di cogliere sempre migliori vantaggi. Da qualche anno la
manifestazione coinvolge la città nel suo tessuto sociale: le carceri,
le case di cura, i posti dove è difficile programmare delle attività
culturali.
FD: Come avete pianificato la promozione del sistema culturale della città all’estero, in questi tempi di crisi ?
MB: Intanto abbiamo il vantaggio di avere un sindaco
che grazie alle cariche e alle esperienze importanti maturate
professionalmente, ha una forte visibilità nazionale e internazionale,
ed è riuscito in pochi mesi a stabilire rapporti con le reti di molti
paesi stranieri, attraverso ambasciatori, sindaci, addetti culturali.
Penso, come ha detto lo stesso Piero Fassino in più di un’occasione, che
a giugno, da quando è diventato sindaco, siano più di 58 gli
ambasciatori arrivati a Torino con i quali abbiamo iniziato una
relazione di collaborazione e scambio, anche dal punto di vista
culturale.
Da un altro punto di vista il problema è cercare di collegare sempre di
più le cose che siamo in grado di fare con il grande patrimonio
culturale che abbiamo a disposizione, in una logica anche turistica.
Non è un caso, ad esempio, che nel formare questa giunta si è voluta
mettere insieme la responsabilità della cultura con quella del turismo.
Credo che a nessuno di noi sfugga il nesso tra le relazioni di carattere
internazionale e il miracolo turistico nella nostra città. L’altro
giorno sentivo alla radio, un preoccupante dato che dava il turismo
italiano in recessione nel 2010, mi pare dell’1, 7 %.
Un dato che per un Paese come il nostro è sicuramente una preoccupante
inversione di tendenza. Dentro questo quadro Torino sta conoscendo
invece uno sviluppo incredibile dell’attività turistica: basti pensare
che nel 2010 rispetto al 2009 abbiamo avuto un incremento del 5, 7% e i
dati del 2011, che usciranno tra poco, segnaleranno un’ulteriore
crescita. Siamo quindi in controtendenza rispetto al resto del paese.
FD: Come pensa di salvare il patrimonio culturale in questo
momento in cui l’apparato governativo taglia tutto quello che è di
proprietà della collettività e ricorre alla liberalizzazione del bene
pubblico, lasciando agli amministratori locali ed ai cittadini l’onere e
l’imbarazzo della disfatta ?
MB: Se avessi la risposta avrei risolto anche una parte
del mio problema. Diciamo che penso sia arrivato il momento in cui la
cultura deve diventare un elemento strategico prioritario per le
amministrazioni pubbliche e per le responsabilità politiche.
E’ questo un terreno che va assolutamente coltivato. Parliamo tanto
della manovra due, di linee di sviluppo… io credo che sarebbe colpevole
non immaginare un paese come l’Italia, uno dei più attrattivi del
mondo, trarre profitti dalla ricchezza ambientale, turistica e
culturale del territorio.
È chiaro che la mano pubblica sarà sempre meno in grado di sostenere
questa spinta, però lo Stato può fare molto. Pensiamo ad esempio alla
possibilità di immaginare e defiscalizzare gli investimenti di privati
in cultura; pensiamo a come sviluppare un’azione di ricerca e di
partnership nei confronti dei singoli e delle aziende. E’ vero che lo
Stato oggi è in crisi economica, ma può agire, se crede in questo
potenziale, attuando una serie di normative ad hoc, che consentano e
agevolino l’ingresso di partner privati nel mondo pubblico culturale. Io
credo che questa sia la strada che dobbiamo cercare di perseguire.
FD: Natura e cultura a Torino sono state due correlazioni
significative per lo sviluppo e per la costruzione della città del
passato. Pensa che questo leitmotiv potrà essere recuperato oggi che la
dismissione industriale è resa evidente in tutta Europa ?
MB: Siamo stati una città che ha conosciuto, per buona
parte della sua storia recente, uno sviluppo ancorato al mondo
dell’industria automobilistica. Questa ha attraversato un periodo
critico a partire dalla prima giunta Castellani, ma anche a seguire
nella giunta Chiamparino, ed immagino anche nell’attuale giunta
comunale.
Oggi Torino sta dimostrando un’evidentemente capacità di rigenerarsi in
qualche maniera e in direzioni diverse. Non che l’investimento
industriale non sia importante, anzi dobbiamo tutelarlo e cercare di non
farlo venir meno… ma abbiamo scoperto nuove vocazioni.
Una di queste, che riteniamo di dover perseguire per lo sviluppo di una
città come la nostra, oltre alla leva della cultura, degli eventi e del
turismo, è la sostenibilità ambientale. Siamo molto impegnati come
amministrazione sul progetto Smart City. Per cogliere l’elemento
culturale insieme a quello ambientale e naturalistico stiamo lavorando
per realizzare un evento annuale in cui le aziende impegnate in
progetti di sostenibilità ambientale si uniscano in partnership per
supportare la città verso la Smart City. Perché è chiaro che la
tecnologia fa passi da gigante nell’innovazione ed è sempre più protesa
al recupero anche di equilibri ambientali e naturalistici. Ma anche
questa è una battaglia culturale, nel senso che noi dobbiamo cercare di
creare migliori condizioni al soddisfacimento dei bisogni e al nostro
modo di vivere, per rendere praticabili nuove prassi. Torino da questo
punto di vista è all’avanguardia: abbiamo una città con grandi aree
pubbliche verdi; dobbiamo cercare di muoverci con passi concreti per
rendere sempre più forte e strutturata questa relazione.
lastampa.it - BLOG Cultura Natura a cura di Fortunato D'Amico