martedì 28 febbraio 2012

Creazione e distruzione del paesaggio italiano. Da Tiziano ai nostri giorni

Il FAI – Fondo Ambiente Italiano e la mostra “Tiziano e la nascita del paesaggio moderno”





Nei paesaggi che Tiziano porta alla luce nelle opere esposte alla mostra di Palazzo Reale sembra di cogliere sempre una valore di armonia o di naturale di equilibrio tra boschi, campi coltivati, orti, mura e costruzioni. L’ambiente che ne emerge appare infatti  come ispirato a proporzioni generali che quasi istintivamente regolano il rapporto tra l’uomo, le sue attività vitali e la natura che lo circonda.

Un simile equilibrio si ritrova ancora adesso nel raro esempio di Villa dei Vescovi in provincia di Padova, bene del FAI aperto al pubblico e modello di affiatata intesa tra contesto naturale, architettura e pittura.  



Ai giorni nostri però l’armonia cinquecentesca sembra essere irrimediabilmente perduta. Come ci spiega Pier Paolo Pasolini, mentre guida il nostro occhio lungo il profilo di Orte nel filmato che il FAI ha voluto esporre alla mostra, l’uomo ha perso l’antica capacità di costruire seguendo le forme e i disegni della natura ed è sufficiente un corpo sgraziato e rozzamente estraneo al quadro per spezzare un equilibrio secolare.


Oggi purtroppo i dati delle ricerche in Italia non possono che tristemente confermare le preoccupazioni che Pasolini esprimeva nel 1973: si parla infatti di 75 ettari di cementificazione al giorno, dell’impossibilità di trovare sull’intero suolo nazionale un’area di 10 km priva di un nucleo urbano, di ripetuti condoni che rincuorano i beneficiari dell’abusivismo edilizio.
Un argine a questa tragica situazione, un tentativo di riallacciare quel dialogo con la natura che tanta bellezza donò ai quadri di Tiziano, è certamente nella regolamentazione dei piani paesistici di nuova generazione, è nel sostegno e non nell’affossamento delle sovrintendenze, è anche nell’operato delle associazioni ambientaliste, tra cui appunto il FAI – Fondo Ambiente Italiano, che da anni si battono per la salvaguardia del territorio.
Ma la vera soluzione, la più autentica ed efficace, è quella che quotidianamente possiamo professare noi stessi, in quanto parte attiva del paesaggio italiano. Tutti noi possiamo infatti contribuire all’arresto di questa convulsa devastazione e tutti noi possiamo ogni giorno decidere di agire con consapevolezza, denunciando gli illeciti e nello stesso tempo impegnandoci in una incessante lotta individuale, sapendo a volte sollevare lo sguardo al di là delle esigenze personali e dei benefici privati. Fine ultimo di questa comune battaglia altro non è che la riappropriazione di quell’armonia paesistica che merita di far parte di un inestimabile patrimonio da lasciare ai nostri figli.
Nel patrocinare una mostra dedicata alla scoperta del contesto naturale in pittura, il FAI dunque non può che augurarsi che i paesaggi dipinti del nostro passato, con i loro equilibri di forme e di colori, proiettino un po’ della loro luce vitale sulle ombre che ottenebrano i paesaggi reali del nostro tempo.




lunedì 13 febbraio 2012

Bando di concorso per la progettazione di arnie di design

GENNAIO - SETTEMBRE 2012

Aimez vous les abeilles? Vi piacciono le api? Do you like bees ?


Parlare di api in questo periodo buio di confusione socio-politica e culturale, sembra un contributo esemplare su come potrebbe funzionare il mondo se fossimo meno presuntuosi e più propensi di sanare quello che abbiamo invece di mirare sempre altrove. 
Il popolo delle api merita una varietà di riflessioni, di ricerche, di studi, di analisi, perché noi dobbiamo gran parte del nostro benessere a questo esercito di artiste. 
Nel corso degli ultimi dieci anni una serie di circostanze dannose ha messo a rischio la sopravvivenza della specie e la continuità dei benefici illimitati che le api offrono all'umanità. 
L'inquinamento crescente, l'utilizzo dei pesticidi, la mancanza della vegetazione adatta che crei il microclima favorevole alle loro attività, la contemporaneità di questi fattori ha contribuito alla minaccia incombente che l'equilibrio ecologico ambientale supportate dalle api in modo incisivo, non sia più garantito. 
Una via d'uscita sta nello sviluppo di metodi innovativi che esplorano degli spazi alternativi urbani in cui le api ritrovano una base fertile per svolgere la produzione dei loro beni. 
E' questo l'obiettivo del bando di concorso dedicato alla costruzione di arnie in città, sui tetti e sulle terrazze, alla base dei saperi del design contemporaneo. 
Il concorso si rivolge : a tutti gli studenti di architettura e design, e a giovani architetti e designer neolaureati under 30. La seconda categoria, aperta a tutti, abbraccia gli amanti delle api, di qualsiasi età, apicoltori e non, che pongano l’accento verso i contributi che le diverse discipline dell’architettura, arte e design apportano al prodotto finito. 
E' rigorosamente richiesta la realizzazione di arnie replicabili e funzionali di qualità artistica. Il progetto “ Aimez-vous les abeilles “ è l'esempio di una sinergia riuscita tra amministrazioni pubbliche, enti privati, sponsor locali, volontari di svariate provenienze, ed esperti tra apicoltori, naturalisti, architetti, scienziati, curatori, critici e gli artisti stessi che in maniera unanime desiderano contribuire al possibile ritorno delle api nelle città contemporanee al fine di contrastare in modo efficiente queste parole poco incoraggianti di Albert Einstein «Se l'ape scomparisse dalla faccia della terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita». 



per maggiori informazioni: abeilles.competition@gmail.com 


Si ringrazia:  la Direzione dell'Accademia di Brera per la lungimirante collaborazione che ha messo in atto il primo workshop a riguardo; La Fondazione Musei Civici Veneziani ed in particolare la Direzione del Museo di Storia Naturale per l'accoglienza della mostra dei finalisti nel mese di settembre 2012 a Venezia. Il comitato scientifico e organizzatore che illustra la tematica del concorso da svariati punti di vista scientifici, filosofici, artistici, poetici e pratici : Pier Antonio Belletti, Luca Berdusco, Renucio Boscolo, Luca Curci, Fortunato D'Amico, Filippo De Filippi, Margherita Fusco, Giuseppe Ganeo, Elisabeth Saint Juste Gluckstein. Gastone Mariani, Luca Mizzan, Angela Occhipinti.

venerdì 10 febbraio 2012

Maurizio Braccialarghe. La cultura deve diventare un elemento strategico prioritario per le amministrazioni pubbliche

L'assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Torino, Maurizio Braccialarghe, intervistato da Fortunato D'Amico
FORTUNATO D'AMICO







FD: Quale strategia ha deciso di adottare il Comune di Torino per la promozione della cultura?

MB: La strategia generale del Comune è impegnata, in questo momento in cui ci sono problemi di carattere economico nell’intero Paese, a salvaguardare le aree di eccellenza che la cultura torinese è riuscita a consolidare in questi ultimi venti anni. È indubbio il valore del nostro sistema culturale, ed è altresì importante che tenga gli standard qualitativi e produttivi di elevato livello. E’ necessario che Torino scelga, dal punto di vista culturale, delle strade che consentano ai torinesi, ed al flusso turistico nazionale e internazionale, nuove occasioni per venire nella nostra bella città. Diciamo quindi che in programma abbiamo tante idee, alcune difficoltà di carattere economico, ma molta volontà di tenere alte le nostre bandiere.

FD: Quali sono le aree di eccellenza  culturale della città  e quali le  iniziative che Lei ritiene più interessanti ?

MB: Innanzitutto quando parliamo del sistema culturale torinese ci riferiamo ad un apparato molto diffuso e complesso. C’è il mondo dell’arte con le strutture museali, in parte di proprietà civica, regionale, statale, universitaria, o di altri enti. Abbiamo un sistema teatrale forte, un apparato musicale di assoluto valore; basta pensare che a Torino solo dal punto di vista della cosiddetta musica colta possiamo annoverare, oltre a Teatro Regio specializzato in particolare in lirica, anche l’orchestra sinfonica della RAI, l’Unione Musicale, l’Orchestra Filarmonica, l’Accademia Corale Stefano Tempia, la stagione del Lingotto Musica.  Questo per fare un esempio di come sia ormai tessuta la struttura dentro quest’area culturale. Abbiamo poi l’eccellenza del cinema: il Museo del Cinema, la Film Commission, i nostri festival cinematografici, tutti di assoluto valore.  A questo proposito basterebbe ricordare che il direttore del Museo del Cinema di Torino, Alberto Barbera, è il nuovo direttore della Mostra del Cinematografica della  Biennale di Venezia
La città offre un sistema culturale ampio formato da enti e associazioni. Pensiamo al patrimonio enorme del Museo della Resistenza, all’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, al Centro studi Piero Gobetti, alla Fondazione Antonio Gramsci, al Centro Studi Primo Levi, all’Istituto Gaetano Salvemini.
Grandi iniziative ed eventi caratterizzato Torino durante tutto l’anno come il Salone Internazionale del Libro, Terra Madre Salone Internazionae del Gusto,  la Biennale Democrazia, Torino Spiritualità.
Nel mese  di novembre la città diventa  la capitale italiana, e forse europea, dell’arte contemporanea con Artissima,  e le altre iniziative che anno dopo anno si stanno sviluppando attorno a quella principale, come Luci d’Artista e Paratissima.  Nel 2011 abbiamo iniziato la collaborazione con RCS  per realizzazione della mostra  MEET DESIGN. Stiamo entrando in un sistema di rete insieme a Milano , Genova, Lione,  nel tentativo di crescere, seppure dentro le difficoltà economiche, nella logica di una Torino internazionale.

FD: E’ nella logica di questo sistema di rete che è stato siglato il  protocollo MITO ?

MB: Tutto nasce da un’importante considerazione: collaborare è diventato un elemento di assoluta necessità, perche ogni città è piccola rispetto alla competizione che abbiamo davanti ed è necessario competere in un sistema più allargato. Dobbiamo riuscire a non immaginare che dietro questi accordi e programmi qualcuno perda la propria identità, ma all’opposto mantenga la specificità delle singole iniziative per metterle in un sistema con l’obiettivo di renderle più forti. Settembre Musica per anni è stato l’incubatore di quello che poi è diventato MITO. Era un bellissimo festival ma legato esclusivamente a Torino, con un riflesso in termini di traino, capacità, coinvolgimento e attrazione di gruppi internazionali, limitato ad un’economia che è inevitabilmente della singola città. Non a caso MITO  mette in relazione due capoluoghi importanti come Milano e Torino.  Questo non ha tolto nulla in termini di qualità al programma torinese, ma ha dato la possibilità di trattare, da una posizione di maggior successo, sia in termini di comunicazioni che di capacità, i costi con la grande agenzia di spettacolo per portare il musicista.  Un conto è presentarsi da soli, un conto è presentarsi insieme. MITO è qualcosa di molto complesso perche c’è un cartellone principale costruito con grande equilibrio, dal punto di vista della qualità e delle opportunità diverse, tra Milano e  Torino. Occasioni d’incontro che ogni città vive autonomamente, ma sempre coordinandosi alla macchina organizzativa e artistica che gli consente di cogliere sempre migliori vantaggi.  Da qualche anno la manifestazione  coinvolge la città nel suo tessuto sociale: le carceri, le case di cura, i posti dove è difficile programmare delle attività culturali.

FD: Come avete pianificato la promozione del sistema culturale della città all’estero, in questi tempi di crisi ?

MB: Intanto abbiamo il vantaggio  di avere un sindaco che grazie alle cariche e alle esperienze importanti maturate professionalmente, ha una forte visibilità nazionale e internazionale, ed è riuscito in pochi mesi  a stabilire rapporti con le reti di molti paesi stranieri, attraverso ambasciatori, sindaci, addetti culturali. Penso, come ha detto lo stesso Piero Fassino in più di un’occasione, che a giugno, da quando è diventato sindaco,  siano più di 58 gli ambasciatori arrivati a Torino con i quali abbiamo iniziato una relazione di collaborazione e scambio, anche dal punto di vista culturale.
Da un altro punto di vista il problema è cercare di collegare sempre di più le cose che siamo in grado di fare con il grande patrimonio culturale che abbiamo a disposizione, in una logica anche turistica.
Non è un caso, ad esempio, che nel formare questa giunta si è voluta mettere insieme la responsabilità della cultura con quella del turismo. Credo che a nessuno di noi sfugga il nesso tra le relazioni di carattere internazionale e il miracolo turistico nella nostra città. L’altro giorno sentivo alla radio, un preoccupante dato che dava il turismo italiano in recessione nel 2010, mi pare dell’1, 7 %.
 Un dato che per un Paese come il nostro è sicuramente una preoccupante inversione di tendenza.  Dentro questo quadro Torino sta conoscendo invece uno sviluppo incredibile dell’attività turistica: basti pensare che nel 2010 rispetto al 2009 abbiamo avuto un incremento del 5, 7% e i dati del 2011, che usciranno tra poco, segnaleranno un’ulteriore crescita. Siamo quindi in controtendenza rispetto al resto del paese.

FD: Come  pensa di salvare il patrimonio culturale in questo momento in cui l’apparato governativo taglia tutto quello  che è di proprietà della collettività  e ricorre alla liberalizzazione del bene pubblico, lasciando agli amministratori  locali ed ai cittadini l’onere e l’imbarazzo  della disfatta ?

MB: Se avessi la risposta avrei risolto anche una parte del mio problema. Diciamo che  penso sia arrivato il momento in cui la cultura deve diventare un elemento strategico prioritario per le amministrazioni pubbliche e per le responsabilità politiche.
E’ questo un terreno che va assolutamente coltivato. Parliamo tanto della manovra due, di linee di sviluppo… io credo che sarebbe colpevole non immaginare un paese come l’Italia, uno dei più attrattivi del mondo,  trarre profitti dalla ricchezza ambientale, turistica e culturale del territorio.
È chiaro che la mano pubblica sarà sempre meno in grado di sostenere questa spinta, però lo Stato può fare molto. Pensiamo ad esempio alla possibilità di immaginare e defiscalizzare gli investimenti di privati in cultura; pensiamo a come sviluppare un’azione di ricerca e di partnership nei confronti dei singoli e delle aziende. E’ vero che lo Stato oggi è in crisi economica, ma può agire, se crede in questo potenziale, attuando una serie di normative ad hoc,  che consentano e agevolino l’ingresso di partner privati nel mondo pubblico culturale. Io credo che questa sia la strada che dobbiamo cercare di perseguire.

FD: Natura e cultura a Torino sono state due correlazioni significative per lo sviluppo e per la costruzione della città del passato. Pensa che questo leitmotiv potrà essere recuperato oggi che la dismissione industriale è resa evidente in tutta Europa ?

MB: Siamo stati una città che ha conosciuto, per buona parte della sua storia recente, uno sviluppo ancorato al mondo dell’industria automobilistica.  Questa ha attraversato un periodo critico a partire dalla prima giunta Castellani, ma anche a seguire nella giunta Chiamparino, ed immagino anche nell’attuale giunta comunale.
Oggi Torino sta dimostrando un’evidentemente capacità di rigenerarsi in qualche maniera e in direzioni diverse. Non che l’investimento industriale non sia importante, anzi dobbiamo tutelarlo e cercare di non farlo venir meno… ma abbiamo scoperto nuove vocazioni.
Una di queste, che riteniamo di dover perseguire per lo sviluppo di una città come la nostra, oltre alla leva della cultura, degli eventi e del turismo, è la sostenibilità ambientale. Siamo molto impegnati come amministrazione sul progetto Smart City. Per cogliere l’elemento culturale insieme a quello ambientale e naturalistico  stiamo lavorando per realizzare un evento annuale in cui le aziende impegnate in  progetti di sostenibilità ambientale si uniscano in partnership per supportare la città verso la Smart City. Perché è chiaro che la tecnologia fa passi da gigante nell’innovazione ed è sempre più protesa al recupero anche di equilibri ambientali e naturalistici. Ma anche  questa è una battaglia culturale, nel senso che noi dobbiamo cercare di creare migliori condizioni al soddisfacimento dei bisogni e al nostro modo di vivere, per rendere praticabili nuove prassi. Torino da questo punto di vista è all’avanguardia: abbiamo una città con grandi aree pubbliche verdi; dobbiamo cercare di muoverci con passi concreti per rendere sempre più forte e strutturata questa relazione.

lastampa.it - BLOG Cultura Natura a cura di Fortunato D'Amico